Icona Provincia Serafica

I  Ministri provinciali (ndr. Umbria, Lazio e Abruzzo) avevano pensato a qualcosa che ricordasse non solo la giornata del 3 luglio, ma anche ci ricordasse il cammino fatto e che ci attende e che in esso non siamo soli, ma sotto la protezione della Vergine Immacolata ed accompagnati dall'intercessione dei nostri Con­ fratelli Santi. Si pensò, dunque, di affidare all'artista Paolo Orlando la realizzazione di un'icona che rappresentasse in maniera sintetica tutto ciò. L'artista scelto ha già lavorato per l'Ordine, avendo curato il ciclo pittorico della cappella della Curia generalizia ed avendo realizzato al­ cune opere nel convento di Spello.
Lasciamo la parola, dunque, a Paolo Orlando, che così legge il lavoro da lui realizzato:
"La nuova Provincia dei Frati Minori Cappuccini, che comprende Umbria, Lazio ed Abruzzo, è stata intitolata all'Immacolata Concezione, indicando come compatroni, accanto a MARIA, i santi FRANCESCO D'ASSISI, FELICE DA CANTALICE, GIUSEPPE DA LEONESSA, CRISPINO DA VITERBO, VERONICA GIULIANI.

Sono stati proposti non come modelli da imitare, ma come amici da conoscere e a cui legarci. Ci hanno attirato con la fama della loro santità e non, innanzitutto, con il loro esempio (siamo inadeguati, cioè troppo peccatori, per tentar di imitarli), ci offrono la loro vicinanza e, appunto, la loro amicizia. Andiamo in cerca delle loro immagini, perché sono persone affascinanti, testimoni di qualche cosa di straordinariamente bello, che loro hanno potuto intravedere e contemplare. Noi sappiamo che essi non solamente hanno visto Dio, ma lo vedono e continuano a vederlo. Per questo li chiamiamo pure epopti poiché sono testimoni oculari della teofania, della visione di Dio.
 E ci rivolgiamo a Maria, che tra i santi è la più santa. Ella costituisce il vertice della creazione (nuova Eva, genitrice del nuovo Adamo). È la Madre di Dio, la sua luce è quella della Luna, che perennemente riflette la luce del Sole-­Cristo.

Insieme con Maria i Santi ci illuminano, perché resi luminosi dalla luce che vedono. Francesco, Felice, Giuseppe, Crispino  e Veronica non sono mai stati consapevoli  della propria bontà (o bravura); rivolti costantemente a Dio  per  ringraziarlo  di  essere  graziati,  sono diventati  buoni  senza  volerlo.  S.  Francesco, quando chiedeva  al  suo  compagno: "Mettimi un piede sul collo e dimmi che sono un disgraziato  peccatore", non  lo  faceva  per  modo  di dire,  ma  aveva  realmente  coscienza  di  essere un povero peccatore.
Ecco, il santo è colui che conosce la misericordia di  Dio  e  ne  è  illuminato;  se  compie  cose straordinarie,  non  è  perché  voglia  compiere cose  straordinarie; egli  riesce  ad  adempiere  il precetto della carità, perché è pieno di gratitudine verso Dio che lo ha salvato".