Ammomizioni



Il Corpo del Signore

(La riflessione di san Francesco sul "Corpo e sangue di Cristo " viene solitamente posta all'inizio delle sue "Ammonizioni").
Disse il Signore ai suoi discepoli : io sono la verità e la vita. Solo per mezzo di me si va al padre. Se mi conoscete, conoscerete anche il Padre; anzi già lo conoscerete e lo avete veduto. E a Filippo che insisteva perché gli facesse vedere il Padre, rispose : Filippo, sono stato con voi per tanto tempo e non mi conosci ancora? Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv. 14,6). Il Padre avita in una luce alla quale nessuno si può avvicinare. Egli è puro spirito; nessuno lo può vedere se non è assistito dallo spirito di dio stesso che dà la vita; l'uomo da solo non può fare nulla (Tm. 6,16), (Gr. 1, 18), (Gv. 6,64). 
Anche la fede nella divinità di Cristo è un dono dello Spirito. Infatti molti che conobbero il Signore durante la sua vita terrena, in lui scorsero soltanto l'uomo senza credere che egli era il vero Figlio di Dio. Cosi' anche ora, coloro che vedono il sacramento dell'Eucarestia, consacrato dal sacerdote, ma scorgono soltanto le apparenze del pane e del vino e non credono, con la grazia dello Spirito, che sia veramente il corpo e il sangue di Cristo, si condannano da soli, perché non credono alla testimonianza del Signore stesso che afferma: Questo è il mio corpo e il sangue della nuova alleanza e promette: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (Mt. 26, 26). 
Per poter accogliere degnamente il corpo e il sangue del Signore bisogna avere dentro di sè lo Spirito Santo; diversamente l'Eucarestia diventa occasione di condanna.

Perché ogni giorno egli si umilia, come quando scese dal cielo nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi sotto l'apparenza più umile, ogni giorno discende dalla presenza del Padre nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si presentòin forma di uomo, cosi' a noi si fa vedere nel pane consacrato. E come essi (che con gli occhi del corpo vedevano solo la carne), contemplandolo con l'occhio della fede, credettero che era Dio; cosi' anche noi, vedendo con gli occhi del corpo il pane e il vino, crediamo che il santissimo corpo e sangue sono presenti, vivi e veri, nell'Eucarestia.

In questo modo il Signore è sempre presente in mezzo ai suoi fedeli, come egli stesso ha promesso dicendo: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo (Mt. 28,22).

di questo puoi gloriarti

Abbi rispetto, o uomo, della tua natura umana in tutte le sue dimensioni. Il Signore ha creato il tuo corpo tanto perfetto da essere ritenuto degno del suo stesso Figlio e il tuo spirito a somiglianza della natura divina.
Eppure tutte le creature conoscono ed obbediscono, secondo le varie capacità, al loro creatore megli di te. Persino i demoni non spinsero la loro ribellione fino a crocifiggere il Signore; mentre l'uomo lo crocifisse e lo crocifigge ancora quando vive nel vizio e commette il peccato.
Vedi, dunque, che hai ben poco di cui gloriarti. Se anche tu fossi molto intelligente, se possedessi tutta la scienza, sapessi parlare tutte le lingue e riuscissi a penetrare anche i misteri più difficili, non ti potresti vantare di tutto questo. In fondo un solo demonio conosceva la teologia ed ora conosce le scienze umane più di tutti gli uomini messi insieme compresi coloro che hanno ricevuto un'intelligenza superiore ed una particolare sapienza.
E se anche tu fossi il più bello e il più ricco di tutti, se avessi il potere di fare cose straordinarie, di comandare ai demoni, tutto ciò non verrebbe da te e non te ne potresti vantare per niente.
Di una cosa ci potremmo gloriare: delle nostre debolezze, perché ci permettono di portare ogni giorno la croce del nostro Signore Gesù Cristo.

non odiare

Dice il Signore nel Vangelo: Amate i vostri nemici. Ama realmente il suo nemico colui che non soffre per l'offesa che gli è stata fatta, ma nel suo intimo si duole soltanto perché con il peccato è stato offeso l'amore di Dio. E il suo amore per il fratello lo dimostra con i fatti.
Invece chi non si adira né si agita per nessun motivo dimostra di essere staccato da interessi e preoccupazioni personali. Costui può dirsi fortunato, perché: Dà a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (MT. 22, 21).


la scienza non serve

Dice san Paolo: La lettera porta alla morte, ma lo spirito dà la vita ( 2 Cor. 3, 6).
Sono uccisi dalla lettera coloro che si preoccupano soltanto di imparare delle parole, per essere giudicati più istruiti degli altri e per guadagnare grandi ricchezze e arricchire parenti ed amici.
Sono uccisi dalla lettera anche coloro che non si impegnano a vivere secondo lo spirito del Sacre Scritture, ma si accontentano della conoscenza esteriore delle parole per poterle spiegare agli altri.
Sono invece resi vivi dallo spirito della Parola di Dio coloro che meditano sempre più profondamente ciò che già conoscono e non attribuiscono a se stessi la propria scienza, ma con la parola e l'esempio la restituiscono al Signore, dal quale, come ogni cosa buona, proviene.

non essere invidioso

Dice san Paolo: Nessuno può dire gesù è il signore, se non è veramente guidato dallo spirito santo ( Cor. 12, 3). E ammette: Nessun uomo è giusto; tutti hanno smarrito la via, tutti insieme si sono corrotti, non c'è nessuno che faccia il bene, neppure uno (Rm. 3, 12). Chiunque invidia un suo fratello per il bene che vede in lui, dimentica che in realtà è il suo Signore ad operare tali cose. Perciò commette un peccato di bestemmia, poiché invidia lo stesso Altissimo che è il vero autore di ogni bene.



abbandonati a Dio

Dice il Signore nel Vangelo: Chi non rinuncia a tutto quello che possiede non può essere mio discepolo (Lc. 14, 33). E: Chi pensa soltanto a salvare la propria vita la perderà (MT. 16, 25).
Realizza queste parole colui che abbandona la propria volontà nelle mani delle persone che per lui rappresentano Dio.

Così facendo, tutto ciò che egli compie o dice, purché si tratti di cose che in coscienza ritiene buone, costituisce un atto di vera obbedienza.

E se qualche volta gli sembra meglio o più utile agire secondo il proprio punto di vista, rinunci, per amor di Dio, al suo giudizio personale e cerchi di eseguire ciò che gli viene comandato. Questa è la vera obbedienza, perché è ispirata all'amore di Dio e del prossimo. Anche quando la coscienza imponesse di rifiutare l'obbedienza, non per questo si deve giungere ad interrompere il rapporto d'amore. Anzi, quando incontra delle difficoltà, l'amore deve essere più forte, perché chi preferisce subire qualche disagio piuttosto che separarsi dai suoi fratelli, esercita la vera e perfetta obbedienza, perché per loro è disposto a dare la propria vita.
Vi sono tra i religiosi di quelli che, con la scusa di perseguire cose migliori di quelle richieste dall'obbedienza, fanno di testa loro dimenticando che hanno rinunciato a vivere secondo la loro volontà. Costoro costituiscono un pericolo per le anime, che scandalizzano con il loro cattivo esempio.


 

segui il buon pastore

Fissiamo lo sguardo, fratelli tutti, sul nostro buon Pastore, il quale per salvare le sue pecorelle ha sofferto il supplizio della croce.
Le pecorelle fedeli al Signore lo hanno seguito in tutto: nella sofferenza, nella persecuzione, nel disonore, nella fame, nella sete, nella malattia e nella tentazione: per questo hanno ricevuto in compenso la vita eterna.
Sarebbe vergognoso, se tutto il nostro impegno si esaurisse nel raccontare e predicare ciò che i santi hanno fatto con le opere!

il tuo nemico

Ci sono molti che quando commettono un peccato attribuiscono la colpa al demonio e quando ricevono un affronto pensano subito che tutto il torto stia dalla parte degli altri.
Ma non è esattamente così. In realtà ognuno ha dentro di sè il suo nemico, cioè il proprio io. È attraverso questo che commette il male, mentre potrebbe tenerlo sotto controllo.
Beato perciò colui che tiene sempre come prigioniero il nemico che ha in suo potere e saggiamente ne diffida, poiché, fin che sarà così, nessun altro nemico visibile o invisibile gli potrà nuocere.


i valori evangelici


La preoccupazione di mantenere vivo l'ideale di semplicità e di amore fraterno nel gruppo dei suoi frati, che da piccola famiglia stava trasformandosi in una società multiforme e complessa, ha probabilmente suggerito a san Francesco le "ammonizioni" che seguono.

Esse sono frutto di una maturazione umana, ma, assai più, di una sapienza cristiana che Francesco trasmette a chi, nella realtà della famiglia e della società, si propone di portare lo spirito del Vangelo.

Soltanto in apparenza il discorso di Francesco potrà sembrare lontano dai problemi che premono nell'uomo di oggi. Nessuna analisi della situazione contemporanea potrebbe far capire l'origine di tante contraddizioni in cui si dibatte l'umanità, meglio della semplice parola del poverello: "Bada che il gusto lo porti dentro te stesso".

Fra tutti quelli che si danno da fare per insegnare all'uomo come realizzarsi o autocostruirsi non c'è nessuno che sappia dire una verità più profonda di quella che, forte della propria esperienza, insegna Francesco: "ogni bene appartiene a Dio e da lui viene. Perciò ricordati che tu vali quanto vali davanti a Dio e non un briciolo di più".


Beatitudini Evangeliche

Le parole della ultime "ammonizioni" sono state chiamate "le Beatitudini di san Francesco".

Per essere uomini maturi
(Sono qui comprese le ammonizioni 13 - 18 ).

Beati quelli che sono poveri davanti a Dio, perché Dio offre loro il suo regno.


Ci sono molti che insistono nel fare preghiere e pratiche devote, impongono al loro corpo digiuni e mortificazioni, ma per una parola sola che sembri loro offensiva o per un qualcosa che venga loro tolto, subito si agitano e si offendono.


Beati quelli che hanno compassione degli altri, perché Dio avrà compassione di loro.

Benedetto l'uomo che sostiene il prossimo nelle sue debolezze, come vorrebbe essere aiutato egli stesso se si trovasse in una situazione simile. Benedetto l'uomo che ridona al Signore ogni bene che da lui ha ricevuto, poiché chiunque trattiene qualche cosa per sè, nasconde il denaro del suo signore e gli sarà tolto quello che ritiene di sua proprietà.


Beati quelli che sono puri di cuore, perché vedranno Dio.

Veri puri di cuore sono coloro che antepongono i beni del cielo a quelli della terra e sono capaci di contemplare e adorare il Signore Dio vivo e vero.


Beati quelli che diffondono la pace, perché Dio li accoglierà come suoi figli.

Sono veramente amanti della pace coloro che, qualunque cosa debbano soffrire in questo mondo per amore del nostro Signore Gesù Cristo, conservano la serenità nello Spirito e nell'atteggiamento esteriore.


Beati i miti, che non vantano pretese, Perché esaudirà i loro desideri.

Fortunato colui che non si inorgoglisce del bene che il Signore dice ed opera per mezzo suo, più che del bene che dice ed opera per mezzo di altri. Pecca l'uomo che pretende dal suo prossimo più di quanto egli sia disposto a dare al suo Signore Iddio.


Beati voi, quando vi insulteranno.

Nessuno è in grado di sapere quanta pazienza e quanta umiltà possiede fin quando tutti assecondano i suoi desideri. Lo saprà quando si sentirà contraddetto. Egli ha tanta pazienza quanta ne dimostrerà in tale circostanza. Quanto vale un uomo


(le "ammonizioni" 19 - 26 e la 28a).

Beato chi, nel momento in cui tutti lo lodano ed esaltano, non si reputa migliore di quanto è ritenuto misero, semplice e spregevole.
L'uomo infatti tanto vale quanto vale davanti a Dio; e non di più.
Guai all'uomo che, posto in alto dagli altri, non mantiene il desiderio di riprendere un posto più modesto.
E beato chi non cerca volontariamente il posto di onore, ma ambisce soltanto di mettersi al servizio di tutti.


 

il premio

Beato l'uomo che non parla continuamente di sé, solo per ricavarne qualche vantaggio e che non chiacchiera a vanvera, ma valuta attentamente ciò che deve dire e rispondere.
Guai all'uomo che non sa tenere segreto il bene che il Signore gli ispira e se ne vanta davanti agli altri per guadagnarci sopra, senza preoccuparsi de corrispondere con le opere buone. Costui ha già ricevuto la sua mercede in questa terra, e le sue parole contribuiscono ben poco al bene di chi le ascolta.


la vera felicità

Beato colui che cerca la gioia soltanto nelle parole santissime e nelle opere del Signore e, imitandole, conduce il suo prossimo ad amare Dio in semplicità, e letizia.
Guai a chi prova soddisfazione nei discorsi inutili e con questi pensa di far divertire le gente.

impara a controllarti

Beato l'uomo che si comporta verso coloro che gli sono inferiori con la stessa umiltà che dimostra verso le persone più importanti.
Beato quel servo che esercita continuamente un severo controllo su di sé. È servo di Dio fedele e saggio colui che ogni volta che cade in un peccato è pronto a riparare nel suo intimo con il pentimento ed esternamente con la confessione e la penitenza.


l'amore

Beato colui che ama il suo fratello ammalato, dal quale non può aspettarsi alcun contraccambio, come ama il fratello sano che lo può ricompensare.
Beato chi amerà e rispetterà un fratello che sta lontano come se fosse presente e non dirà dietro le spalle di nessuno quanto non direbbe in loro presenza.


i Sacerdoti

Beato il cristiano che ha fede nei sacerdoti che vivono rettamente secondo le norme della santa Chiesa romana. E guai a quelli che non li rispettano. Ma anche se fossero peccatori nessuno li dovrebbe giudicare, poiché il Signore riserva a sé il giudizio su di loro. Infatti, come il loro ministero è il più alto che esista, in quanto essi soli consacrano e amministrano il corpo e il sangue del Signore, così coloro che mancano contro di essi commettono un male più grave che se mancassero contro tutti gli altri uomini di questo mondo.

il segreto del Signore

Beato l'uomo che mette da parte per il cielo, il bene che il Signore gli dona e non si preoccupa di farlo conoscere agli altri con l'intento di trarne vantaggio. Il Signore stesso provvederà a manifestare a chi crede il bene che il suo servitore avrà operato. Beato chi custodisce nel segreto del suo cuore i segreti che il Signore gli rivela.


(Questo passo corrisponde all'"ammonizione " 27a).

Dov'è amore e sapienza,
ivi non è timore
nè ignoranza.

Dov'è pazienza e umiltà,
ivi non è ira
nè turbamento.

Dov'è povertà con letizia,
ivi non è cupidigia
nè avarizia.

Dov'è quiete e meditazione,
ivi non è affanno 
nè dissipazione.

Dov'è il timore del Signore
a custodire la sua casa,
ivi il nemico
non può trovare via d'entrata.

Dov'è misericordia e discrezione,
ivi non è superfluità
nè durezza di cuore.



l'orgoglio

(Le "ammonizioni" seguenti corrispondono ai capitolo 2-10 dei manoscritti più antichi.)


 

Dio disse ad Adamo: Potrai mangiare i frutti di qualunque pianta del paradiso, ma quelli dell'albero della conoscenza del bene e del male non li devi mangiare (Gen. 2, 16).
Adamo quindi aveva a sua disposizione ogni frutto del paradiso terrestre e, finché non rifiutò di obbedire a Dio, ne mangiò senza cadere nella schiavitù del peccato. Ripete l'esperienza di Adamo colui che rivendica la propria volontà come sua proprietà assoluta e riferisce orgogliosamente a se stesso ciò che Dio dice e compie per mezzo di lui.
Ma nel momento in cui cede alla tentazione del demonio e si ribella alla volontà di Dio, il frutto di cui aveva goduto diventa per lui esperienza del male.
Per cui inevitabilmente subisce il castigo.


il potere

Non sono venuto per essere servito, ma per servire, dice il Signore (MT. 20, 28). Coloro che sono costituiti in autorità sopra gli altri non stiano a gloriarsi della loro posizione più che se avessero ricevuto l'incarico di lavare il piedi ai loro fratelli.
E se, giunto il momento di dover lasciare il loro ufficio, dovessero inquietarsi più che se fossero esonerati dall'incarico di lavare i piedi ai loro fratelli metterebbero in grave pericolo la loro anima.