biografia
Santa Elisabetta d'Ungheria



Elisabetta, il cui nome in ebraico significa "adoratrice di Dio" o "consacrata a Dio", figlia del re Andrea II d’Ungheria e di Gertrude di Merano – discendente da Carlo Magno – nacque nel 1207 nel palazzo reale a  Pozsony, odierna Bratislava, sul Danubio. I suoi primi tre anni passarono felicemente con la sorella Maria e il fratello Bela, che un giorno sarebbe succeduto al padre come re Bela IV. Fin dalla sua più tenera età Elisabetta amò la musica, la danza e giocare in campagna, ma la sua più grande gioia era fare l’elemosina per alleviare le sofferenze dei poveri.

Seguendo il costume di quel tempo, suo padre, per ragioni politiche, combinò il suo matrimonio quando lei era ancora neonata. Stabilì che Elisabetta sarebbe diventata Duchessa di Thuringia,  sposa di Ludwig figlio del signore di quella regione, il langravio Hermann, che secondo la leggenda sarebbe stato avvisato da un trovatore della nascita della bambina, “una meravigliosa stella” la cui santità si sarebbe irraggiata in tutto il mondo.
Felicemente inconsapevole di tutte le strategie politiche che la circondavano, Elisabetta, a soli quattro anni, nel 1211, dovette all'improvviso rinunciare alle gioie dell’infanzia innocente. Giunse infatti dalla lontana Turingia un drappello di cavalieri per prendere la principessa e portarla alla sua nuova casa. Secondo i costumi dell’epoca, sarebbe cresciuta lì con il suo futuro sposo e la sua famiglia, così avrebbe appreso quell'educazione e modi convenzionali tipici di una corte reale per poter diventare una buona moglie per il futuro sovrano.
Il viaggio dal suo luogo natale alla sua nuova casa, la città di Eisenach, in Turingia, durò diversi mesi, poiché l’entourage reale fu salutato lungo la strada con molte feste. Alla fine giunsero al castello di Wartburg, una costruzione sulla vetta di una montagna circondata da più di cento miglia di scura foresta, massiccio castello centenario che serviva da fortificazione per i villaggi circostanti.

Al suo arrivo la principessa fu accolta dal Langravio Hermann Langrave e da sua moglie Sophia, che le presentò la sua nuova famiglia: il suo fidanzato, Ludwig, di undici anni, e gli altri suoi figli, Hermann, 10 anni, Agnes, 4, Hermann Raspe e Conrad. A questa famiglia si aggiunsero altri sei bambini nobili di Thuringia, come compagni di gioco di Elisabetta. Due, chiamati Guda e Isentrude, saranno i suoi più cari amici per tutta la vita. Il fidanzamento ufficiale dei due ragazzi ebbe luogo nella Cappella del castello, dove il vescovo benedì Elisabetta e Ludwig.
 
Fu "amore a prima vista", per quanto possibile tra bambini. Tra loro si chiamavano "fratello e sorella." La loro gioia era farsi compagnia e quando erano piccoli trascorsero quanto più tempo possibile insieme, ma come futuri sovrani di un regno potente entrambi avevano molto da imparare.
Sotto la tutela della madre di Ludwig, Sophia,  Elisabetta e le sue compagne studiarono tedesco, francese, latino, la storia del reame, musica, letteratura e ricamo, così come la cura dei lini, tappezzerie e guardaroba. Di capitale importanza, comunque, era l’addestramento dettagliato sul come essere " una futura regina di Landgrave."
Nel frattempo Ludwig effettuava i suoi esercizi come futuro sovrano di Thuringia. Come era tradizione per chi doveva divenire cavaliere, divenne "paggio" all’età di sette anni. Imparò a servire i signori e le dame con modi perfetti. Come cavaliere, avrebbe avuto i propri attendenti, un’armatura ed un cavallo. Anche a lui fu insegnato il latino, francese, musica, matematica, abilità equestri e le arti militari.

Si manifesta presto in Elisabetta una profonda spiritualità, Lei non ha mai voluto, neanche per un minuto, qualcosa che non fosse in conformità alla volontà di Dio, e ha sempre sentito che la sua unione con Ludwig era voluta dal Signore. Amando Ludwig, obbediva alla volontà Divina, quindi, amava Dio. La pietà e la carità di Elisabetta erano grandi, ma non sempre condivise dalla famiglia.

In quel periodo i rapporti tra la Turingia e il principato vescovile di Magonza erano molto tesi per la supremazia che ambedue i signori ritenevano di avere sul territorio. La situazione si esacerbò a tal punto che il vescovo di Magonza scomunicò Hermann, che in queste condizioni morì nel 1217; gli successe Ludwig.
Conosciuto per la sua onestà e nobiltà d’animo, il giovane Langravio fu molto rispettato dagli altri sovrani. Il suo cappellano privato lo descriveva come "allegro, coraggioso, pio, modesto, casto e solo." Elisabetta fu felice del pegno di Ludwig: "La mia anima appartiene a Dio, la mia vita al mio sovrano, il mio cuore alla mia signora, Elisabetta, ed il mio onore a me stesso." Per rispetto ai poveri, ordinò che la tradizionale cerimonia fosse ridotta ad un banchetto. Ciò irritò la corte, che lo accusò di essere stato influenzato da Elisabetta.

Santa nella Corte del Sovrano

Fin dal principio, Elisabetta disprezzò le vanità della vita di corte. Fu spesso rimproverata per la sua mancanza di attenzione ai dettagli tradizionali. Ma non fu la noncuranza che la rese diversa, ma piuttosto la sua profonda spiritualità, che le fecero apparire le vanità del mondo insignificanti e senza importanza. Come sacrificio, non avrebbe voluto indossare alcun segno distintivo del suo rango nei giorni Santi. In quanto principessa aveva un guardaroba pieno di splendidi abiti, che indossava solo per adempiere agli obblighi del suo stato e per compiacere suo marito. Anche quando appariva in abiti splendenti, le donne al suo servizio sapevano che sotto portava una camicia penitenziale, per non permetterle di divenire troppo attaccata alle vanità terrene.

Già a dodici anni Elisabetta stupì la corte per la sua noncuranza nei confronti di sfarzi e feste. Nella festa dell’Assunzione fu obbligata a partecipare alla Messa solenne in abiti magnifici: "Ciò significava che lei e le principesse sarebbero state vestite con ricchi abiti di seta e velluto, lunghe maniche ricamate e sopravvesti con pelliccia, con magnifici lunghi mantelli portati dai paggi, guanti cuciti con perle e pietre preziose, e le loro persone sarebbero state adornate con catene d’oro e gioielli. Le giovani principesse probabilmente non indossavano il tradizionale cappuccio di lino ma veli sciolti e coroncine sui capelli fluenti. Entrando nella Chiesa adornata si inginocchiarono prima dinanzi il crocifisso, poi Elisabetta, invece di raggiungere il suo posto d’onore insieme agli altri, si tolse la corona lasciandola dinanzi alla croce e rimase prostrata al suolo con il viso coperto."

Tutti gli occhi si voltarono verso la futura sposa di Landgrave. Quando sua madre la corresse così come voleva il protocollo, Elisabetta rispose, "Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re, Gesù Cristo, coronato con delle spine?"
Con tutto il suo cuore desiderava ricevere il Nostro Divino Signore nella Santa Comunione, ma doveva aspettare, così come richiesto dalla tradizione, che fosse dodicenne.

La pietà di Elisabetta era presente in ogni sua azione. Cresceva in maturità e  questo irritava le donne di corte, le imbarazzava e borbottavano che era troppo santa, pregava troppo e sarebbe dovuta diventare una suora invece di fidanzarsi con un principe.
A questo punto giunse la notizia che le cose in Ungheria non andavano molto bene. Ora l’alleanza ungherese non sembrava più così promettente per i Thuringiani e così cominciarono a riconsiderare la scelta di Elisabetta come partito per il futuro Landgrave.
La questione cominciò ad essere ampiamente discussa e subito la madre di Ludwig convocò un Consiglio a sua insaputa. Il principale rimprovero nei confronti di Elisabetta fu la sua pietà e la sua prodigalità verso i poveri. Non le potevano essere affidati dei soldi per il bene del reame. Elisabetta venne a conoscenza del Consiglio e si difese da sola. Dopo aver pregato per molte ore, confidò a Walter de Varila, il cavaliere a cui era stata affidata dal padre, che temeva una cospirazione per separarla dal suo amato Ludwig.
Varila aggirò il Consiglio di corte e chiese direttamente a Ludwig quali fossero le sue intenzioni riguardo la sorte di Elisabetta. Ludwig, puntando ad una delle vette più alte di Thuringia, disse che anche se quell’intera montagna fosse diventata oro, lui non l’avrebbe scambiata con la sua Elisabetta. "Mi è cara più di ogni altra cosa sulla terra e non avrò nessun’altra come sposa se non lei."
Quando la determinazione di Ludwig fu manifesta, il mormorio cessò ed Elisabetta fu trattata più gentilmente.  

Un santo matrimonio

Finalmente, nella primavera del 1221, Elisabetta e Ludwig si sposarono. Lei aveva quattordici anni mentre lui ne aveva ventuno. L’intero regno era presente, così come un corteo di inviati del Regno Magiaro, che recarono doni dalla terra natia della sposa. Elisabetta era ora una "Langravia di Turingia" nonché "Signora di Wartburg". Dopo una settimana di feste, la vita tornò alla normalità e la nuova coppia fu libera di governare il castello senza l’interferenza della madre di Ludwig, ritiratasi alla vita monastica nel convento cistercense di Santa Caterina, costruito da suo marito.
Il castello di Wartburg ancora una volta divenne il centro di attività ed allegria. Questo subì dei cambiamenti da parte dei nuovi Landgrave, inclusa una stanza dei banchetti più grande. Tornarono i trovatori e ricominciarono tempi felici, senza le stravaganze del regno precedente. Ludwig era molto fiero di sua moglie prodigamente vestita, ma era inconsapevole dei motivi religiosi che si celavano dietro la sua apparenza.
La nuova sala per i banchetti dava loro nuove opportunità di intrattenere. Una notte un narratore tedesco di storie apparve nell’abito grigio dell’ordine appena fondato dei Frati Minori. Intrattenne la festa con i suoi racconti del "povero piccolo ricco uomo" chiamato Francesco e del suo nuovo ordine. Elisabetta fu favorevolmente scossa da tutto ciò che aveva udito e desiderò diventare una seguace di San Francesco ed aiutarlo a ricostruire la Chiesa. Trovò la sua strada nell’aiutare i poveri.

I poveri

Quando Ludwig era assente lei si toglieva i suoi ricchi abiti e vestiva come una contadina in lutto. Poi andava per il villaggio ad aiutare i suoi sudditi e ad ascoltare i loro problemi. Vide come vivevano ed apprese cosa realmente pensavano dei loro sovrani; apprese come odiavano le persone ricche che lo diventavano a loro spese. I contadini lavoravano duramente, dovevano pagare tasse pesanti e spesso dai nobili erano trattati male. Le sue ancelle la accompagnavano in queste missioni di misericordia… finché, da sola, andò alla colonia dei lebbrosi. Portò cibo e vestiti, ma - cosa ancora più importante - portò l’amore e la consolazione dell’insegnamento Cattolico.

Era il ritratto perfetto della Carità Cristiana, ed usò i molti mezzi a sua disposizione per pagare debiti, comprare cibo e vestiti e per pulire, prendersi cura e seppellire i morti. La sua carità sfidò l’intero sistema feudale. Sicuramente le azioni di Elisabetta non accrebbero la sua popolarità a corte. Ancora una volta vinse il pettegolezzo.
Elisabetta cominciò a sentire un grande conflitto dentro di sé e si sentì come se stesse conducendo una doppia vita. Nonostante lei e Ludwig partecipassero ogni giorno alla Messa, c’erano molti doveri mondani cui badare. Temeva che il suo amore per suo marito competesse con quello per Dio. Un giorno durante la Messa cominciò a piangere mentre fissava Ludwig durante la Benedizione. Ludwig, inconsapevole del motivo del suo dolore, lasciò la cappella e al suo ritornò la trovò ancora in lacrime. Anche lui iniziò a piangere quando lei gli spiegò il motivo della sua tristezza. Fu profondamente colpito dalla purezza del suo animo.
Si mortificava spesso alzandosi nel mezzo della notte per pregare al lato del letto. Ludwig, allungandosi, trovava le sue fredde mani strette alla coperta, e cingendole con le sue diceva: "Risparmiati, piccola sorella."

Miracolo del pane

È noto l’episodio, molto ripreso dall’iconografia della santa, che narra di un giorno in cui Elisabetta, portando ai poveri del pane dentro al suo grembiule, incontrò il marito. Egli le chiese cosa tenesse nel grembiule, Elisabetta ne lasciò le cocche e scesero, in luogo del pane, magnifiche rose fresche.

Una volta, dopo aver trascorso tutto il giorno distribuendo elemosina tra i poveri, a Ludwig accadde di ritornare con un seguito di nobili ungheresi, venuti nel nome del re Andrea per sondare la situazione della figlia e per invitare la nuova coppia in Ungheria. Elisabetta aveva appena dato via tutti i suoi bellissimi abiti ed indossava una grezza camicia di lana. Vedendo la preoccupazione di Ludwig, disse: "Non mi sono mai vantata di ciò che indossavo. Ma parlerò di ciò con Dio, cosicché possa darsi che non notino i miei vestiti." Quando entrò nella grande sala, gli Ungheresi la guardarono compiaciuti poiché "i suoi abiti erano di seta, giacinto e brillavano con una rugiada di perle!" Successivamente, quando Ludwig la interrogò, lei rispose dolcemente: "Quando piace a Dio, Lui sa il modo per fare tali cose."

Ludwig ed Elisabetta accettarono l’invito di recarsi in Ungheria, ed abitarono nel Castello di Pozsony, dove lei era nata. Fu festeggiata e lodata con regali da suo padre, che non avrebbe mai più rivisto. Nonostante il felice ritorno a casa, Elisabetta fu in pensiero perché sapeva che i soldi utilizzati per questo viaggio provenivano dai soldi delle tasse prelevate dai poveri del regno. Fu affranta all’idea che i sovrani pensassero più al potere, alla comodità e al denaro piuttosto che ai loro sudditi. Desiderò condurre una vita semplice e cercò di convincere Ludwig ad accettare i suoi desideri. Lui le spiegò gentilmente che era loro dovere governare e che i loro sudditi non li avrebbero rispettati se avessero vissuto con meno dispendio.

l'incontro con la spiritualità francescana

L’incontro di Elisabetta con la spiritualità francescana, che improntò profondamente le sue scelte e il suo stile di vita, avvenne tramite alcuni frati minori giunti in Germania a portare il messaggio di Francesco (allora ancora vivente) accolti dai signori di Turingia, che li aiutarono e fecero edificare per loro una cappella. 

Secondo la tradizione san Francesco avrebbe mandato loro un suo logoro mantello, diventato per Elisabetta uno dei suoi tesori più preziosi. In risposta alle sue preghiere, il frate minore, Rudiger  divenne suo maestro spirituale  e la pietà della signora, sull’esempio francescano, si indirizzò anche verso i lebbrosi. La tradizione riferisce che la sua carità si fosse spinta al punto di ricoverarne uno nel proprio letto. Il marito, avvisato dalla sorella, scostate le cortine del letto, vide nel volto del lebbroso i lineamenti di Cristo: dopo questo fatto fu allestito un lebbrosario.

Il 28 Marzo 1222, mentre il marito non c’era, nacque il primo figlio di Elisabetta. Ludwig fu immensamente felice quando apprese la notizia. Lo chiamarono Hermann, come suo padre. Appena possibile, la giovane madre portò il figlio alla cappella di Santa Caterina, per presentarlo a Dio.

Ludwig si accorse che non aveva a che fare con una donna comune, e qualche volta i suoi miracoli lo spaventavano. Scrisse al Papa per chiedere un direttore spirituale per lei e che fosse inviato Padre Conrad, forse appartenente all’Ordine premostratense; questi era un vero asceta definito “praedicator verbi Crucis in Alamannia” e ne divenne, attraverso la sua Summa vitae – lettera scritta il 16 novembre 1232 al papa Gregorio IX per sollecitare la canonizzazione di Elisabetta – il primo biografo.
Ma prima del suo arrivo nacque un altro figlio, una bambina che chiamarono Sophia, come la madre di Ludwig.
Diversamente dai Francescani, il nuovo confessore di Elisabetta provò ad essere aspro e severo. Con il permesso di Ludwig ed in sua presenza, Elisabetta promise a Padre Conrad che gli avrebbe obbedito in tutto tranne in ciò che riguardava i suoi obblighi matrimoniali. Fece anche il voto di osservare la castità perpetua nel caso in cui fosse divenuta vedova.

si prende cura degli ultimi e dei ripugnanti

Nel 1224 Ludwig si unì alla crociata indetta da Onorio III, lasciando l’amministrazione del feudo alla moglie.  L’inverno del 1225, fu uno dei peggiori nella storia dell’Europa  a causa di allagamenti, carestia, peste e vaiolo. Elisabetta, che aveva solo 19 anni, e aveva sulle proprie spalle la responsabilità di castelli, villaggi e vassalli.
Appena l’inverno terminò, i contadini presero d’assalto il castello di Wartburg per il grano. Gli amministratori sbarrarono la strada. Quando Elisabetta udì ciò pianse e andò personalmente nei villaggi per distribuire quanto più cibo possibile. Gli amministratori non le disobbedirono completamente, ma furono determinati affinché non desse via la riserva di grano.

Disperata, Elisabetta vendette i suoi gioielli di famiglia per comprare del cibo e quando questo finì, ordinò che i granai fossero aperti. "Non moriremo di fame se saremo generosi. Dobbiamo avere fede", diceva. Ma i cavalieri e le dame di corte reagirono contro Elisabetta e si unirono agli amministratori e al Balivo nel bloccare la linea di condotta della regina. Lei pregò, e finalmente il Balivo aprì le porte. Elisabetta ottenne quindi 900 pagnotte di pane cotte al forno ogni giorno, furono aperte cucine per le zuppe e fu costituito un ospizio per bambini e ragazzi.
Finalmente il crudele inverno passò, ma fu seguito subito da un’epidemia di vaiolo. I defunti giacevano per le strade. Elisabetta portò i suoi bambini nella loro cappella privata e pregarono: "Signore Dio, affido me stessa, i miei bambini e tutta la mia famiglia a Te. Proteggimi mentre compio la Tua volontà e concedimi la forza per farlo." Così uscì per curare i malati e seppellire i morti, rendendo sudari i veli che indossava.

Nelle aree rurali, le donne ed i loro servi la aiutavano ed Elisabetta costruì un piccolo ospedale sulla strada situata ai piedi del castello. In Germania fu il primo ospedale costruito da laici. Giunse l’estate e per le strade il calore rese insopportabile l’odore delle malattie e della morte. Ma ciò non ostacolò Elisabetta nel compimento della sua opera di carità che portò avanti fin quando la piaga terminò.
Con l’arrivo dell’autunno, un nuovo raccolto e il ritorno di Ludwig erano la promessa di un inverno migliore. Ma appena si avvicinò alla città, il Maresciallo ed il Balivo lo informarono del grano distribuito e lo avvertirono delle sue perdite. Dopo aver ascoltato i loro reclami, chiese loro: "Mia moglie sta bene? Questo è tutto ciò che voglio sapere; il resto non ha importanza. Lasciate che dia ai poveri ciò che vuole; fin quando avrò il suo amore, sono contento." Poi andò con loro ai granai. Quando li aprirono si accorsero che erano miracolosamente pieni fino all’orlo. La spiegazione di Elisabetta fu: "Ho dato a Dio ciò che è di Dio e Lui ha conservato ciò che è vostro e mio.”
Sempre in quell’anno, Elisabetta favorì la fondazione di un convento francescano a Eisenach.

la croce di Elisabetta

Ciò di cui Ludwig non parlò alla moglie al suo ritorno fu della disastrosa situazione politica dell’imperatore. Il dovere di Ludwig era ora di impegnarsi prontamente nel seguire l'imperatore ed indossare la croce del crociato.

 Prima di partire, Ludwig radunò cavalieri e vassalli che sarebbero rimasti e ordinò loro di prendersi cura delle donne e dei bambini. "il nostro paese è in pace," disse, "ora lascio il mio pacifico regno, la mia amata moglie, i miei piccoli bambini, tutto ciò che mi è caro, e parto come pellegrino di cristo. Vi imploro di pregare per me ogni giorno, cosicché, secondo la volontà di dio, possa tornare sano e salvo al mio regno." padre Conrad fu reso responsabile delle chiese e dei monasteri del regno. Ludwig richiamò sua madre affinché potesse aiutare a prendersi cura della sua famiglia ed in modo particolare di Elisabetta, che era in attesa del loro terzo figlio. Lasciò poi tutto ciò che riguardava i suoi affari nelle mani del fratello Enrico.

Alla vigilia di san Giovanni Battista, il 23 giugno del 1227, giunse il momento di dirsi addio. Ludwig baciò sua madre e benedì i suoi figli, ma Elisabetta non riuscì a staccarsi da lui. Cavalcò con lui per due giorni sino ai confini della turingia, dove Ludwig le disse di ritornare, poiché doveva assumere il comando delle truppe che lì si erano riunite. Data la separazione molto dolorosa, lui le mostrò il suo anello, e le disse di credere a qualunque messaggio lei ricevesse da parte sua se accompagnato dall’anello. "possa dio che è in cielo benedirti, piccola sorella. Possa lui benedire il bambino che stai per partorire. Con il suo aiuto sarai capace di portare avanti ciò di cui eravamo d’accordo. Ricorda la nostra vita felice, il nostro santo amore, e non dimenticarmi mai nelle tue preghiere."
Lei lo seguì con gli occhi, molto tristi, finché non riuscì più a vederlo, ed al ritorno i suoi occhi si trasformarono in ornamenti del dolore. Trascorse i suoi giorni aspettando la nascita del suo nuovo bambino, pregando, facendo penitenza e prendendosi cura dei poveri e dei malati.

Nel frattempo, dopo un lungo ed arduo viaggio attraverso le alpi, Ludwig e le sue truppe incontrarono l’imperatore in Italia, a Brindisi. La febbre decimò le truppe, ma loro continuarono verso Otranto. Lì Ludwig stesso morì e gli furono impartiti gli ultimi riti della chiesa. Quando stava per morire, diede il suo anello ad un cavaliere fidato, ordinandogli di darlo a sua moglie e di riferirle della sua morte. Morì l'11 settembre del 1227, all’età di ventisette anni. La sua ultima volontà fu di essere seppellito in turingia.
Dopo un difficile viaggio i cavalieri giunsero con la cattiva notizia della morte di Ludwig quando Elisabetta aveva dato alla luce il loro terzo figlio, una bambina che venne chiamata Gertrude. Aspettarono prima di darle la notizia.
Quando infine la udì urlò: "non questo! È morto! È morto! Il mio caro fratello è morto! Ora per me tutto il mondo e le sue gioie sono morte." svenne e fu riportata a letto. Per otto giorni pianse in solitudine. L’intero castello pianse la perdita del suo amato sovrano, ma il suo dolore era impareggiabile. Alla fine Elisabetta, fortificata dalle preghiere, superò il suo dolore, e chiamò il cavaliere affinché le raccontasse i dettagli delle ultime ore del suo caro marito.

cacciata dal castello

Prima che la pesante neve dell’inverno cadesse nel 1227, il cognato di Elisabetta prese piena autorità del regno come erede, dichiarandosi ufficialmente Langravio, annunciando al popolo che era stato forzato a fare questo perché la regina era un’incompetente e una gran spendacciona. Non disse loro però che aveva prelevato tutti i fondi di Elisabetta e dei suoi bambini.

Chiaramente, i nobili lo supportarono e continuarono a parlare crudelmente di lei, ora che Ludwig non era più lì per difenderla. Alla fine Elisabetta fu cacciata dal castello di Wartburg e lasciata per le strade del villaggio. Neanche un’anima venne in sua difesa. Alle persone del villaggio, molte delle quali erano state aiutate da lei, fu ordinato di rifiutarle l’ospitalità.

Trascorse la sua prima notte in una fattoria dove i maiali erano stati messi fuori per far posto a lei e ai suoi figli. Le sue ancelle fedeli le rimasero accanto, ma i suoi tre bambini furono affidati alle cure degli amici di Ludwig. Per vari mesi lei sopportò questo duro trattamento, sostenendosi tessendo, filando e vivendo ovunque fosse accolta.
Alla fine questa situazione scandalosa fu rettificata grazie all’insistenza dello zio materno di Elisabetta, l’abate di Kitzingen, e di suo fratello, il vescovo di Bamberg, che mandarono a prendere lei ed i suoi bambini e li accolsero in convento.
Dopo l'opportuno soccorso ed il soggiorno al convento, che divenne per tutta la vita la casa della piccola Sofia, lo zio di Elisabetta la chiamò al castello di Pottenstein, tra le montagne di Franconia. Questo potente prelato sperava di far sposare sua nipote ventunenne con l’imperatore Federico, da poco vedovo, non avendo alcuna idea del precedente voto di Elisabetta. All’udire i suoi piani Elisabetta ricorse alla preghiera, e lasciò il suo bell’abito da sposa all’altare di Nostra Signora, in un monastero vicino, come pegno della sua determinazione nel mantenere il suo voto.

Le sue preghiere ebbero subito risposta, poiché improvvisamente fu richiamata a Turingia per la sepoltura dei resti di suo marito. La nera bara, coperta da una croce, fu aperta e lei fissò le ossa imbiancate del suo caro Ludwig. Quando recuperò la forza di parlare, pregò ad alta voce: "Signore, Ti ringrazio per avermi confortato con la vista da lungo desiderata delle ossa di mio marito. Sai che sebbene lo abbia amato così profondamente, non mi rammarico per il sacrificio che il mio caro ha offerto a Te, e che anche io ho offerto a te. Darei il mondo intero per riaverlo, implorerei volentieri il mio pane con lui, ma Ti prendo come testimone del fatto che contro la Tua volontà non lo richiamerò in vita anche se potessi farlo al prezzo di un solo capello. Ora rimetto lui e me nella Tua misericordia. Possa la Tua volontà essere portata a termine in noi."

Elisabetta, che era ancora regina, chiamò in causa i vassalli ed i cavalieri fedeli che avevano riportato a casa il corpo del marito. Li ringraziò per la loro fedeltà e li informò su quanto era accaduto dopo la morte del loro signore. Loro si impegnarono a difendere i suoi diritti e quelli dei suoi bambini, ed obbligarono Enrico a restituire ad Elisabetta la posizione che le spettava di diritto. Elisabetta però rifiutò di vivere di nuovo a Wartburg, e si ritirò nel castello di famiglia a Marbourg-Hess, con un reddito appropriato e ciò che rimaneva della sua dote, che era ormai trascurabile.

Ultimi giorni di gloria


Padre Conrad, sua guida spirituale, ha scritto riguardo a questo periodo: "Dopo la morte di suo marito, Elisabetta tendeva alla più alta perfezione, e mi chiedeva come poteva fare per essere più meritevole, diventando un’eremita, stando in un convento o in qualche altro modo. La sua mente era fissa sul desiderio di implorare porta a porta, e con molte lacrime mi implorò di permetterle di farlo." Ma P.Conrad le ordinò di prendere tutto ciò che aveva ed usarlo per i poveri. Le fu permesso di unirsi al Terz'Ordine di San Francesco, ad essere la prima donna a farlo, e due suoi compagni fedeli la seguirono.

A quel tempo il Terz'Ordine era conosciuto come "Fratelli e le Sorelle della penitenza" ed era più severo di oggi. I membri indossavano abiti grezzi, recitavano l’ora canonica, digiunavano la maggior parte dell’anno e si astenevano dal mangiare carne quattro giorni a settimana. Elisabetta si adeguò perfettamente a queste penitenze e prese i voti il Venerdì Santo, rinunciando a tutto. Quanto ai suoi figli, Hermann andò al castello Kreuzburg per essere educato e addestrato come Langravio, e le due ragazze furono mandate in convento.

Nel Novembre del 1231 Padre Conrad fu sul punto di morire. La sua preoccupazione principale era la cura dell’anima di Elisabetta. Lei lo rassicurò con queste parole: "Caro Padre, non avrò bisogno di protezione. Non sei tu che morirai, ma io."
Quattro giorni dopo Elisabetta fu colpita dalla febbre. Quando la notizia che lei era gravemente malata si propagò, grandi folle accorsero a vederla. Per dodici giorni si vide un continuo flusso di visitatori. Alla fine Elisabetta chiese che le porte fossero chiuse, per rimanere da sola con Dio e preparare la sua anima.

Padre Conrad ascoltò la sua confessione e le diede il Viatico  e le domandò cosa si dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. Lei rispose che quanto sembrava sua proprietà era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita, e nella quale volle essere seppellita.

Guda ed Isentrude, i suoi amici, vennero per dirle addio, e lei diede loro ciò che di più caro possedeva, il mantello di San Francesco. Quando si avvicinò la mezzanotte la sua felicità e la sua gioia crebbero, e disse: "A quest’ora la Vergine Maria diede al mondo il suo Redentore. Parliamo di Dio e del piccolo Gesù, poiché ora è mezzanotte, l’ora in cui Gesù nacque e stette in una mangiatoia, e così creò una nuova stella che non era mai stata vista prima; a quest’ora lui giunse per redimere il mondo; redimerà anche me; a quest’ora uscì dalla morte, e salvò le anime imprigionate; libererà anche la mia da questo mondo miserabile."

Dopo una pausa riprese: "O Maria, assistimi! Il momento è arrivato quando Dio convoca il Suo amico alla festa nuziale. Lo Sposo cerca la sua sposa… Silenzio!... Silenzio!"
Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione, tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente”.
Questo accadde la notte del 19 novembre del 1232; lei non aveva ancora ventiquattro anni. Nella toga stracciata in cui morì, Elisabetta fu seppellita su sua richiesta nella cappella dell’ospedale da lei fondato.

Poco dopo la sua morte, Padre Conrad scrisse un resoconto dettagliato della vita di Elisabetta, le sue virtù ed i miracoli, in vista dell'investigazione giuridica della Chiesa sulla sua santità.
La morte non bloccò gli atti di carità di Elisabetta verso i bisognosi. I miracoli che lei aveva nascosto durante la sua vita divennero manifesti a tutti coloro che invocarono la sua intercessione, soprattutto a coloro che pregavano presso la sua tomba. I rapporti in cui si mostravano i 130 miracoli attribuiti alla santa furono mandati a Roma per la sua canonizzazione.
Non solo gli ammalati furono guariti e tante difficoltà miracolosamente risolte, ma furono documentati anche miracoli di risurrezione, attribuiti a S.Elisabetta d'Ungheria. Questi testimoniano la sua stupefacente forza di intercessione e la sua grande compassione per i genitori che soffrono per la morte dei loro figli. In cinque casi attestati, i bambini furono restituiti alla vita grazie alle preghiere dei loro genitori rivolte a questa magnifica Santa, unite al voto di fare la carità in suo onore.

La Domenica di Pentecoste del 1235, solo quattro anni dopo la sua morte, Elisabetta fu canonizzata dal Papa Gregorio IX, in presenza della madre di Ludwig e dei due fratelli, dei suoi cari amici Guda ed Isentrude, di Walter di Varila, e dei suoi figli: Hermann di 14 anni, Sophia di 12 e Gertrude di 8.
 
Nella traslazione delle sue reliquie, nel 1236, giunse l’imperatore Federico, che posò la sua corona sulla sua tomba e disse: "Poiché non ho potuto incoronarla Imperatrice in questo mondo, almeno la incorono oggi come regina immortale nel regno di Dio."
La sua tomba a Marburgo, meta di molti pellegrinaggi, durante la lotta fra luterani e cattolici, nel 1539, fu profanata da Filippo d’Assia, discendente della santa. Le ossa trafugate vennero poi restituite: se ne conserva una parte a Vienna, mentre si dice che la testa sia a Besançon. Elisabetta, con san Luigi di Francia.

Si festeggia il 17 Novembre ed  è patrona dell’Ordine francescano secolare, delle persone addette alla cura dei malati, delle opere di carità cattoliche e dei panettieri.